INTERVISTE e RECENSIONI
Giorgio Pezzana del 10 gennaio 2017 su "Musicamag"
Tra le molte chiacchiere sull'abbassamento del livello qualitativo della musica in Italia e la necessità di reperire nuovi autori e nuove idee, ecco spuntare questo “'Ndar” di Rachele Colombo e Miranda Cortes. ... Leggi tutta la recensione
Paola Varricchio del 20 gennaio 2017 su "Sound 36"
Il 18 dicembre è uscito ‘Ndar il primo cd del duo Rachele Colombo e Miranda Cortes. ‘Ndar in dialetto veneto vuole dire andare. Se è vero che l’anima di ogni donna è un universo da esplorare quando se ne incontrano due con una bella forza espressiva come la loro allora si va, certo, e si arriva lontano. ... Leggi tutta la recensione
Salvatore Esposito di Gennaio 2017 su "Blogfoolk"
“’Ndar” è il concept album nato dalla collaborazione tra la cantautrice e polistrumentista veneta Rachele Colombo (voce, chitarra classica, elettrica, battente, bendir, darbuka, percussioni) e la fisarmonicista Miranda Cortes, le quali hanno incrociato i rispettivi background musicali per dare vita all’itinerario di un immaginario viaggio sonoro ... Leggi tutta la recensione
Pierluigi Zanzi del 4 Febbraio 2017 su "Music on TNT"
Ce n'è tanta, di world music. Troppa, secondo qualcuno. Allora diventa importante, tanta o troppa che sia (tanta sicuramente) farla genuina, ché in quest'ambito più che altrove non è tanto il genio assoluto che si chiede a chi pesca tra le radici, quanto piuttosto la capacità di non replicare ed arricchire invece con l'oggi il racconto di cose state e, magari, rimaste, perché col presente durino oltre. ... Leggi tutta la recensione
Michele Neri del 24 Dicembre 2016 su "Vinile"
La canzone d'autore al femminile si arricchisce di un altro importante tassello con l'uscita di questo primo album della coppia Colombo-Cortes. ... Leggi tutta la recensione
Strumenti e Musica, periodico degli strumenti musicali & della musica, n.13 Dicembre 2010.
"Miranda Cortes. Vive l'accordéon!" di Patrizia Angeloni.
Una cascata di capelli rossi ricade sul mantice; lo sguardo e il sorriso molto rivelano e molto altro lasciano presagire mentre la
gestualitá strumentale racconta un viaggio senza sosta attraverso le pieghe della musica.
Non è la solita figura femminile che, ahimè, dagli spot pubblicitari ammicca verso i nostri occhi ormai assuefatti e indifferenti. E' Miranda Cortes, musicista francese dalla poliedrica professionalitá: fisarmonicista (che non disdegna altri strumenti), cantante, improvvisatrice, compositrice, attrice ... Leggi tutta l'intervista
Filippo Focosi recensione concerto del 24 settembre 2011 del duo Wade-Cortes al Festival Internazionale P.I.F di Castelfidardo (AN)
...di particolare rilievo, a mio avviso, sono state l'esecuzione dell'intenso e spirituale Nigun di Ernest Bloch, la strabiliante
performance di Miranda Cortes alle prese con la Gymnopedie n°1 di Satie, che diviene occasione per una fantasiosa esplorazione musicale della Francia del primo Novecento, e la conclusiva Suite... Leggi tutta la recensione
Roberto G.Sacchi “Folk Bulletin”, maggio 2008
"...la fisarmonicista-cantante Miranda Cortes è front-woman che conosce i trucchi del proprio ruolo e li applica con professionalità, catalizzando l'attenzione del pubblico non solo sulle sue pur valide doti musicali"
Beppe Montresor "L' Arena di Verona", maggio 2007
"...dall'elevata tecnica strumentale di tutti i musicisti alla fantasia creativa spesso in grado di agguantare la melodia d'impatto e comunque mai banale, dalla personalità e dal carisma scenico di Miranda Cortes alla sempre più evidente intensità interpretativa..."
Caterina Colucci "Il Gazzettino", aprile 2007
"... L a Frontera l'altra sera a Mestre hanno coinvolto un caloroso pubblico. L'auditorium dell'Hotel Bologna era gremito di spettatori che hanno chiesto non pochi bis. Un pubblico attento e appassionato incitato anche dall'affascinante Miranda Cortes si sarebbe concesso qualche passo di danza."
Mauro Quai "Il Messaggero Veneto", maggio 2005
"...e che dire di Miranda Cortes, voce graffiante, quasi maschia, presenza fisica d'impatto con voce e fisarmonica..."
Strumenti e Musica, periodico degli strumenti musicali & della musica, n.13 Dicembre 2010
"Miranda Cortes. Vive l'accordéon!" di Patrizia Angeloni
Una cascata di capelli rossi ricade sul mantice; lo sguardo e il sorriso molto rivelano e molto altro lasciano presagire mentre la
gestualitá strumentale racconta un viaggio senza sosta attraverso le pieghe della musica.
Non è la solita figura femminile che, ahimè, dagli spot pubblicitari ammicca verso i nostri occhi ormai assuefatti e indifferenti. E' Miranda Cortes, musicista francese dalla poliedrica professionalitá: fisarmonicista (che non disdegna altri strumenti), cantante, improvvisatrice, compositrice, attrice.
La incontriamo sui palchi di mezzo mondo come leader de LA FRONTERA, il gruppo di world music che ha fondato nel 2001 e con cui ha inciso
diversi dischi; non è raro riconoscerla in una di quelle sessioni di improvvisazioni tanto care ai musicisti che, in ogni dove, improvvisando senza pronunciare una sola parola, si incontrano si conoscono e si dicono arrivederci a chissá quando; la ritroviamo in una molteplicitá di organici strumentali, spaziando in modo decisamente personale tra il blues, swing, klezmer, ska, tango,
ritmiche mediorientali ed etniche in genere.
In contesti in cui la Musica è sempre la vera protagonista, la Cortes colloca la fisarmonica in un ruolo primario anche quando corale, consegnandole una veste lontana dalla mera nota di colore che troppo spesso nella world music risulta tanto suadente quanto marginale. Ma non è difficile ascoltare Miranda Cortes anche come fisarmonicista impegnata in un programma solistico di musica "colta", o in teatro, in collaborazioni con poeti e scrittori, o scorgere la sua tacita presenza come discente in uno dei tanti corsi che risponde al suo desiderio di imparare ancora.
Un percorso artistico e professionale fuori dagli schemi, chiaramente animato da una sorta di continua ricerca e sorretto da una solida preparazione musicale e culturale; una versatilitá e una presenza musicale di rara originalitá, riconosciute più volte dalla critica insieme a quel grande carisma che facilmente si attribuisce ad una fascinosa presenza scenica ma che affonda le sue vere radici nella autenticitá della esperienza umana e musicale.
1. Musicista, cantante, attrice: come si forma Miranda Cortes? Riconosci una formazione "altra" rispetto ai cosidetti studi
accademici? (intenderei chiedere quali sono gli studi compiuti, formalizzati e non da un titolo di studio e poi cosa riconosci come
formativo del pensiero, della persona e della professionalitá nella globalitá della tua esperienza).
A mio parere la formazione musicale di una persona non è una questione di standard "accademici" o "non accademici", ognuno di noi è il risultato di incontri e di apprendimenti, che possono aver spianato una strada creativa- artistica oppure possono averla sotterrata. Chi ha avuto l'opportunitá sin da piccolo di stare con delle persone o in situazioni ricche di stimoli, d'incoraggiamento alla ricerca della propria identitá, ha inevitabilmente arricchito e formato il proprio bagaglio culturale, esistenziale,conoscitivo e artistico e la musica ha trovato un suo posto.
Spesso è una questione di fortuna e/o di soldi, non è poetico dirlo ma è una constatazione.
La mia formazione musicale ? Mah, molto sinuosa direi, ho iniziato a 8 anni e interrotto a 16 , per tante ragioni, poi ho continuato a
mantenere un connessione molto forte, anzi più forte di prima, con la musica in genere, cioè con tutto quello che poteva capitarmi sotto le mani. A 20 anni ho conosciuto una formazione che ha illuminato il mio sentire l' "oggetto fisarmonica" e mi ha ridato voglia di
suonare : Les Negresses Vertes, un gruppo parigino pop-gitano (difficile definire il genere), dove la fisarmonica oltre ad essere
protagonista, aveva un suono bellissimo, un suono diverso dal solito.
Questo è stato il mio trampolino di lancio per ricominciare a suonare, e sono iniziati per gioco dei ritrovi con amici, tante esperienze diverse, finchè l'impegno musicale è diventato sempre più organizzato. Ho avuto l'opportunitá di suonare con molti musicisti in varie formazioni folk, pop, rock, cantautoriale,etnico e ad un certo momento ho pensato che mi mancava un tassello per completare ilmio quadro e quindi ( dopo un po' di anni) mi sono diplomata in fisarmonica classica.
Nel frattempo ho continuato a sperimentare vari linguaggi musicali tramite varie collaborazioni, tra cui anche quello teatrale con Ivano Marescotti, Giorgio Fabbris, Giuseppe Gentile.
Dal 2009 con Armando Carrara stiamo portando in giro uno spettacolo prodotto dalla Compagnia teatrale La Piccionaia, in cui suono, recito e canto. La voce è un altra passione che mi sta catturando sempre di più, ma forse è meglio fermarsi qui...
2. Quali sono le radici della tua passione per la fisarmonica?
Nessuna, ovvero il mio debutto musicale non si ricollega alla passione per la fisarmonica; un bel giorno mio padre venne da me e mi disse "abbiamo deciso che comincerai a studiare la musica, quale strumento vuoi imparare, puoi scegliere il pianoforte o la fisarmonica, però la fisarmonica ce l'abbiamo giá!".
Io non conoscevo la differenza tra questi due strumenti, ma visto che tutti e due rimandavano ad una cosa che mi piaceva molto, la musica, acconsentii benevolmente per la fisarmonica. In fondo passavo delle ore a ballare, ballare da sola, per il piacere di muovermi con il ritmo, utilizzavo tutta la musica che trovavo in casa, i dischi dei miei fratelli, di mia sorella maggiore, chiedevo ai miei genitori di comprare i dischi dei gruppi che passavano in TV , i Supertramp, il funky americano, e poi mi scatenavo davanti allo specchio.
Mia madre e mia sorella cantavano spesso canzoni francesi , mia madre era innamorata di un gruppo "straniero" i "Boney M" e non conoscendo l' inglese, chiedeva a me di cantare le loro canzoni simulando il suono delle parole. Mi sembrava strano, ma per farla contenta, lo facevo. Quindi diciamo che sin dall'inizio ho avuto una forte passione per la musica in genere , non in particolare per la fisarmonica.
3. I tuoi programmi musicali si basano su un repertorio molto ampio che attraversa diversi stili e generi musicali. C'è un filo rosso che unisce questa varietá? E allora: cos'è la Musica per Miranda Cortes?
Si, ora posso rispondere che il filo rosso sono io, cioè la mia identitá.... dico ora, perchè non è stato automatico capire questa
cosa. Ci sono stati dei momenti in cui consideravo la fisarmonica il filo conduttore, infatti soprattutto nei concerti solistici ho sempre
tentato di proporre un repertorio che facesse conoscere le molte facce di questo strumento, inserendo sia brani di trascrizione classica,
musica contemporanea, variété.
Oggi sono convinta che la fisarmonica sia un vestito, mi consente di accedere al mondo dei suoni e di esprimermi con esso. Ma gli strumenti sono un mezzo, sono degli oggetti utili per comunicare con il linguaggio dei suoni, niente di più ; la musica è nella testa, non
nell'oggetto. Per questo ritengo sia utile una certa poliedricitá strumentale, fare in modo che le persone possano suonare più di uno
strumento e che possano avere un contatto fisico con esperienze strumentali diverse.
Quindi che cos'è la musica ? qualcuno ha detto: " è un gioco di bambini", tutto sommato confermo, la musica è un continuo gioco di
esplorazioni, di ricerca, è una terapia psicologica e fisica, è un'esigenza profonda che tutti noi portiamo dentro.
4. La frequentazione di generi musicali diversi richiede un uso diverso dello stesso strumento. Un incontro o uno scontro?
Dipende dalla persona e dall'umore della giornata.... la pratica di generi diversi rappresenta una fonte di ricchezza inestimabile per il musicista, che in questo modo è obbligato a sforzarsi e a sviluppare una sensibilitá e un ascolto molto attento ai contesti sonori dove si ritrova.
E' come parlare il francese, l'inglese, lo spagnolo, il tedesco, il fiammingo e l'arabo. Anche lo strumento viene utilizzato in modo
diverso a seconda di quello che si suona, ma non in virtù di chissá quali difficili tecniche , ma di un pensiero musicale con una certa
direzione da seguire. Il resto va da sé. Questo significa mettersi in gioco, scontrarsi per incontrare quello che non si conosce e provare a sperimentarlo, anche se succede una catastrofe.
Diventa uno scontro vero e proprio quando la specializzazione di una persona in un unico genere lo vincola al punto tale da non aver più la flessibilitá e quindi la capacitá di incontrare altri stili e di modificare il proprio modo di suonare e l'utilizzo dello strumento.
Mi viene in mente un musicista classico standard vincolato a partiture, un jazzista che non sa suonare altro che il jazz, un musicista rock che non va oltre il rock e così via. Intendo dire che la musica di per sé non è a compartimenti stagni, ma è unica, universale, il mondo dei suoni è a disposizione di tutti, sta a noi saper "navigare" in mezzo a questi suoni senza contratture mentali e fisiche e saperli combinare.
Questo non significa che un musicista non maturi la giusta ragione di scegliere un certo ambito musicale piuttosto che un altro per motivi
x, ma dovrebbe essere un passo successivo, ovvero il risultato consapevole di un percorso, di un'esplorazione sonora e strumentale e non una selezione a priori, e quindi inconsapevole.
5. Raramente nelle tue performance, manca l' "improvvisazione"
Anzi c'è sempre di più! l'improvvisazione è una pratica molto antica della storia musicale umana, per me rappresenta un mezzo per
poter essere e stare nella musica, un modo per presentarmi e per parlare con me stessa e con l'ascoltatore.
Di solito inizio da un tema conosciuto o anche no, poco importa, e poi mi lascio andare, con un sentimento giocoso del vedere cosa succede. Per questo motivo le mie improvvisazioni musicali non richiamano esplicitamente un codice musicale piuttosto che un altro, è un momento personale nel quale chiacchero con i suoni.
6.Nel 2001 nasce La Frontera, gruppo musicale di cui sei fondatrice: qual è la vostra proposta musicale e la sua evoluzione?
Si, ho messo in piedi questa formazione perchè avevo voglia di condividere con altre persone la mia voglia di ricerca sonora, e ho
incontrato dei musicisti veramente molto bravi che hanno saputo incentivare questa finalitá.
I primi 2 Cd che abbiamo registrato insieme, "La musica dei Popoli" e "Mar Bianco" sono il frutto delle nostre ricerche etnomusicali; con il primo album abbiamo indagato le sonoritá sudamericane, celtiche, balcaniche, con il secondo abbiamo approfondito in modo particolare la musica mediorientale dell'area maghrebina e del vicino Oriente.
Il terzo Cd "Ferme tes yeux" ( che significa: Chiudi i tuoi occhi) tratta ancora la ricerca musicale mediorientale , per la quale ci eravamo appassionati in modo particolare, ma vede anche l'inserimento di brani originali scritti da me e dal chitarrista Michele Pucci.
Sempre per un proposito di ricerca , in questo cd, abbiamo inserito la collaborazione di Ferdinando Ravazzolo, in arte Efer-Dee, per la contaminazione di sonoritá e loops elettronici.
Diciamo che la ricerca è stata fondamentale nell'evoluzione di questa formazione; il conoscere culture musicali differenti ci ha
permesso di sviluppare una forte agilitá musicale e allo stesso tempo un'intensa originalitá , che sempre di più ci stimola a scrivere
composizioni nostre.
7. Come si costruisce il tuo repertorio etnico? (ricerca e/o riproduzione, filologia possibile o no, e tutto quello che c'è e che
ti va di dire)
Posso dire che il mio desiderio di conoscere e approfondire culture musicali differenti abbia influenzato il mio repertorio musicale.
Tutto questo risale al contesto multietnico nel quale sono cresciuta; abitavo in Francia e fino agli anni dell'Universitá le mie
amicizie erano legate a persone provenienti dal Congo, dal Senegal,dalle Antille, dall'Algeria, Marocco, Tunisia, Grecia, e
così via....
Sono sempre stata a contatto con la multiculturalitá, e devo dire che quando mi sono trasferita in Veneto questo aspetto mi è
mancato.
Nei repertori che abbiamo preso in considerazione la fisarmonica c'era e non c'era. Laddove era presente, naturalmente la
comprensione e l'assimilazione del fraseggio musicale è stato più accessibile. Nella musica mediorientale ho dovuto dedicarmi ad un
lavoro più laborioso di riarrangiamenti soprattutto per i brani antichi suonati con strumenti tradizionali. Nel Maghreb e in
Medioriente in genere, la fisarmonica venne utilizzata nella musica Ra?, cioè dagli anni '60 in poi, ma non è uno strumento protagonista come il violino, l "oud", le percussioni il flauto.
Comunque, per una questione di coerenza ,con "La Frontera" non abbiamo fatto un lavoro di imitazione del materiale analizzato, il nostro
obiettivo non era la filologia, perchè non sarebbe stato coerente con la nostra matrice culturale occidentale, cioè con le nostre
identitá. Perciò spesso nei brani compare anche una nostra personale rielaborazione derivata dalla nostra formazione culturale e musicale.
8. Che relazione c'è tra la fisarmonica e le culture musicali del Mediterraneo?
La fisarmonica è giá presente in molte culture musicali del Mediterraneo, laddove non compare non è un grande problema perché la
versatilitá timbrica e sonora di questo strumento gli permette di inserirsi agevolmente dappertutto.
9. Ritieni possibile e credibile - e come - l'esecuzione di un repertorio appartenente a culture diverse da quella di appartenenza?
Per quanto mi riguarda tutto è possibile...... comunque hai toccato un tasto interessante. Nella mia esperienza personale di musicista e con i La Frontera ho voluto sperimentare e capire questo aspetto.
Qualsiasi musicista può immergersi in una cultura musicale cogliendone stile, tecniche, espressivitá, e in questo senso gli diventa
possibile acquisire una certa confidenza musicale e grandi soddisfazioni.
Si interpone però il fattore identitá, del dove siamo nati e dove siamo cresciuti. Per fare un esempio, un musicista flamenco italiano, pur nella sua bravura , non suonerá mai come un musicista flamenco gitano. La musica che ascoltiamo sin dai primi anni vita ci rimane scolpita nella mente. Però è anche giusto che sia così, altrimenti saremmo dei replicanti ; ognuno esprime con le proprie
capacitá anche la cultura dalla quale proviene, e per questo motivo ognuno nella sua unicitá ha qualcosa da dire e diventa motivo
d'interesse credibile.
10. Nel progetto musicale che chiami MirMusette, Omaggio a Jo Privat, viene rievocata la effervescente atmosfera della Parigi degli anni '40 e '50. Vorresti raccontarcela? E come si articola il tuo programma musicale in questa rievocazione?
E' il periodo d'Oro dell'Accordéon in Francia, Parigi era piena di locali, localetti, ogni luogo aveva le sue orchestre: fisarmonicisti con contrabbassisti, chitarristi manouche, violinisti, un periodo colmo di musica. Jo Privat, ma non solo lui, era un fisarmonicista celebre di quel periodo ,suonava anche con Django Reinhardt e continuò fino agli anni 70.
Era un pioniere del Jazzmusette, cioè il ballo popolare musette contaminato dal jazz americano. Poi c'erano i "chansonniers" esistenzialisti come Piaf, Juliette Gréco, J.Brel, Brassens, Gainsbourg.
Io sono molto affascinata da quel periodo perchè rievoca in un qualche modo una ereditá famigliare e anche un momento storico , nel quale le persone avevano voglia di incontrarsi per fare qualcosa insieme e ogni forma creativa trovava il suo spazio. Quando suono questo repertorio alterno sia brani strumentali che cantati e rievoco quell'atmosfera.
11. La tua intensa attivitá concertistica ti porta ad incontrare un pubblico molteplice, per gusti musicali e provenienza culturale. E' sempre possibile quella comunicazione diretta e profonda che la buona riuscita di ogni concerto richiede?
Il bello è che non si sa mai a che cosa si va incontro! Però un criterio fondamentale esiste: occorre stabilire una relazione
con il pubblico, per questo il musicista diventa il tramite tra informazioni sonore e ascoltatori e ha la responsabilitá di favorire
un ascolto attivo, una partecipazione degli spettatori.
La partecipazione può essere pluriforme, suscitare sentimenti di consenso o di dissenso, l'importante è che non produca noia e sonnolenza,
ovvero indifferenza. Quando le persone vengono a complimentarsi con me alla fine dei miei concerti, m'interessa capire se è avvenuto questo meccanismo e chi mi dice : "sembrava che la fisarmonica parlasse" mi rende felice.
Di per sé il musicista o il compositore è figlio del suo tempo, non inventa niente, lui non fa altro che combinare, contaminare quello che
c'è giá e trasmettere. Diceva bene Lavoisier "nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma".
12. Progetti in preparazione?
I progetti ce ne sono......sono diversi sia in ambito musicale che in ambito didattico.
Sto preparando una pubblicazione didattica che permetta di avvicinare il percorso formativo dei più giovani a culture musicali diverse da
quella classica-contemporanea, in modo da proporre ai giovani musicisti una più ampia scelta di apprendimenti tecnici espressivi.
Dal punto di vista musicale ho scritto dei brani strumentali e cantati che vorrei riuscire a pubblicare in un Cd appena possibile ; dovrebbe uscire tra poco il disco che ho registrato con la mia compagna di viaggi Marianne Wade, violinista, è un duo al quale tengo in modo particolare perchè abbiamo sviluppato una speciale complicitá musicale.
Insieme esploriamo il repertorio di confine tra trascrizione classica e dominio pubblico.
Infine con il compositore di musica elettronica Ferdinando Ravazzolo stiamo lavorando insieme ad un nuovo cd.
Filippo Focosi del 24 settembre 2011 sul concerto di Castelfidardo
Una delle serate conclusive del sempre interessante Festival della Fisarmonica di Castelfidardo, quest'anno svoltosi nell'ultima settimana di Settembre, ha visto per protagonista il duo formato da Marianne Wade al violino e Miranda Cortes alla fisarmonica. Le due musiciste, perfettamente affiatate e capaci di impasti sonori già di per sé fonti di diletto, si sono misurate con un repertorio assai variegato, che spaziava da musiche popolari di varia estrazione (danze rumene, klezmer, milonghe e ballate celtiche) a composizioni di autori classici e contemporanei. Il duo si è mostrato a suo agio in ambo le situazioni, valorizzando tanto la genuinità folk delle prime quanto la raffinatezza formale delle seconde. Di particolare rilievo, a mio avviso, sono state l'esecuzione dell'intenso e spirituale Nigun di Ernest Bloch, la strabiliante performance di Miranda Cortes alle prese con la Gymnopedie n°1 di Satie, che diviene occasione per una fantasiosa esplorazione musicale della Francia del primo Novecento, e la conclusiva Suite di brani popolari irlandesi, dove stavolta è il violino di Marianne Wade, ora struggente e appassionato, ora felicemente danzante, ad essere in primo piano. Nel complesso, un concerto davvero stupendo, visceralmente emozionante e intellettualmente stimolante: un duo da seguire con attenzione, e di cui si possono reperire informazioni di ogni genere sul sito www.mirandacortes.it
Filippo Focosi
Michele Neri del 24 Dicembre 2016 su "Vinile"
La canzone d'autore al femminile si arricchisce di un altro importante tassello con l'uscita di questo primo album della coppia Colombo-Cortes. Vicentina la prima e francese (ma da anni in Italia) la seconda, sono musiciste e compositrici esperte e vantano collaborazioni importanti (Riccardo >Tesi, Elena Ledda e Lucilla Galeazzi per Rachele, Marianne Wade e il progetto La Frontera per Miranda). Il loro incontro, che immaginiamo ora inevitabile, ha portato a questo bellissimo album, registrato in un periodo piuttosto lungo. 'NDAR ci presenta 67 minuti di grande folk d'autore in cui le voci delle due artiste viaggiano, anzi navigano, seguendo la grandezza dei loro patronimici così evocativi, e ci portano tra le pianure venete e le coste francesi. I loro remi sono chitarre battenti e fisarmoniche, darbuka e violoncelli. Le loro vele sono due voci potenti che si fanno strada fra le emozioni delle musiche, anzi le cavalcano tra le onde (sonore) e tra i raggi del sole che filtrano in mezzo alle nuvole del Mediterraneo d'inverno.
Michele Neri
Pierluigi Zanzi del 4 Febbraio 2017 su "Music on TNT"
Ce n'è tanta, di world music. Troppa, secondo qualcuno. Allora diventa importante, tanta o troppa che sia (tanta sicuramente) farla genuina, ché in quest'ambito più che altrove non è tanto il genio assoluto che si chiede a chi pesca tra le radici, quanto piuttosto la capacità di non replicare ed arricchire invece con l'oggi il racconto di cose state e, magari, rimaste, perché col presente durino oltre. Chitarra, fisarmonica, strumenti acustici, recitato e melodie, poesia e dialetti, storie personali e di luoghi dentro le storie. E' un album che scorre senza fatiche e di cui vale la pena di raccontare piccoli difettucci in modo da poter poi toglierse li di torno per ascoltare più lisci. Ci sono alcune discontinuità qui e lì quando qualche insenatura intellettuale raffredda un po' le atmosfere, in passaggi un po' involuti nei versi o in arrangiamenti e scelte produttive che danno stanze cantautorali già sentite o voci confuse tra i suoni a nascondere un po' i racconti. Ed è un peccato quando il contenuto c'è, perché anche la forma tiene assieme un album, gli dà corpo e struttura e lo fa durare. Questi però erano i difetti, dicevamo, e avendoli ora sistemati a scaffale possiamo goderci il resto, perché qui c'è un lavoro sincero di terra e strade, musiche e parole che son viaggi e che sarebbe bello in viaggio incontrare, in una piazza di festa e gente. Tra cenni di secoli addietro e melodie che arrivano fino a ieri c'è tanta energia, con la fisarmonica che spesso ha spinta da motore ritmico oltre che traino emotivo e la chitarra che è telaio. Suoni belli in cui molti potranno incrociare un proprio vissuto o vivere un personale film ad occhi aperti e chiusi. E poi Rachele Colombo ha un timbro bello, pulito, limpido, liquido e nitido ma non algido. Brave. Evviva il far musica con le mani e l'anima.
Pierluigi Zanzi
Salvatore Esposito di Gennaio 2017 su "Blogfoolk"
“’Ndar” è il concept album nato dalla collaborazione tra la cantautrice e polistrumentista veneta Rachele Colombo (voce, chitarra classica, elettrica, battente, bendir, darbuka, percussioni) e la fisarmonicista Miranda Cortes, le quali hanno incrociato i rispettivi background musicali per dare vita all’itinerario di un immaginario viaggio sonoro che dalla Laguna Veneta si apre al Mediterraneo, disegnando nuove rotte tra jazz, world music e musica contemporanea. Temprate da tempeste, burrasche e acque agitate, e fortificate dal sole che si riflette sull’acqua durante la bonaccia, queste due artiste hanno messo in fila sedici brani originali nei quali si intrecciano lingue, sonorità e forme d’arte differenti, poesia, teatro e musica costituiscono così i tasselli di un impianto narrativo tutto da scoprire. Registrato tra maggio 2015 e luglio del 2016, il disco nel suo insieme costituisce una sorta di lunga suite costruita tra storie del passato e frammenti di contemporaneità in cui la tradizione musicale veneta si intreccia con i suoni dei Balcani e le melodie kletzmer. Ad aprire il disco è “Bellezza”, una sorta di invocazione alla musa prima della partenza, nella quale spiccano l’intensa prova vocale della Colombo, l’arpa di Jessica Pettenà e il violino di Marianne Wade. Se “Mediterraneus” è una dedica al Mare Nostrum con i versi dell’Odissea recitati in greco da Francesco Puccio e Luciana Roma, la successiva “Acquarium Venitien” mescola le poesie di Miranda Cortes e Gualtiero Bertelli e l’improvvisazione di Gianni Coscia alla fisarmonica per raccontare l’assalto alla bellezza da parte del mondo imbarbarito. La scena si sposta poi a Venezia con il ritratto in 7/8 del politico del Nord Est decaduto con “Direttore del Nord-Est” e il suggestivo strumentale “Hipermarché – La nuite du Redentor” introdotto da una canzone popolare veneziana ed impreziosito dal dialogo del duo Tiratirache. La struggente “Paròn Perdido con la voce recitante del poeta Gianluigi Secco ci conduce nel cuore del disco dove a brillare sono i ricordi di Rachele Colombo ne “Il mio Paese” in cui spicca la chitarra flamenca di Michele Pucci, il canto d’amore “Vèstime” e l’omaggio al genio bizzarro di Angelo Beolco detto il Ruzante in “Ruzzante Tornato dalla Guerra” nella quale un suo testo in pavan incontra una splendida melodia di ispirazione tardo-rinascimentale. Il tema della partenza ritorna in “Muzar” una fuga per fisarmonica dal ritmo incalzante che apre la strada a “Marcelle B” firmata dalla Cortes. L’etno-rock dell’inno all’amore profondo di “Allo sbando” e l’istantanea sulla società contemporanea di “Aspettare L’uscita” con protagonista le sperimentazioni vocali di Paola Lombardo ci conducono verso il finale in con l’intenso “Requiem d’Aqua” cantato in latino e quei due veri e propri gioielli che sono “L’oubli et le papillon” con il suono della sopela istriana di Dario Marusic e la conclusiva “Vorìa ‘ndar” in cui giganteggiano il liuto cantabile di Mauro Palmas e il duduk armeno di Maurizio Camardi. “’Ndar” è, dunque, un’opera di rara bellezza ed intensità lirica che non mancherà di appassionare quanti vi dedicheranno con amore un ascolto.
Salvatore Esposito
Paola Varricchio del 20 gennaio 2017 su "Sound 36"
Il 18 dicembre è uscito ‘Ndar il primo cd del duo Rachele Colombo e Miranda Cortes. ‘Ndar in dialetto veneto vuole dire andare. Se è vero che l’anima di ogni donna è un universo da esplorare quando se ne incontrano due con una bella forza espressiva come la loro allora si va, certo, e si arriva lontano. Il cd si apre con “Bellezza”, titolo e aggettivo. Un brano dall’anima quasi gitana, una fisarmonica che inizia a danzare leggera ed espressiva, le voci di Rachele e Miranda fanno innamorare fin dal primo ascolto. A partire da Venezia, tempio di incanti e decadenza, ‘Ndar è una riflessione profonda sul nostro tempo, sulla società dei consumi che consuma l’umanità ma soprattutto un ritorno al cuore attraverso il sentimento e la bellezza. In questo senso risulta emblematico il secondo brano, “Mediterraneus”, che si apre con un inserto recitativo in greco antico. Un viaggio da fuori a dentro, da dentro a fuori, nell’intimità dei luoghi e dell’anima, il richiamo a quel Mediterraneo antico pieno di storia e di narrazioni è cullato da un dialogo dolce tra chitarra e fisarmonica. La perla del disco. La fisarmonica è protagonista nell’intero cd, per quasi un minuto e mezzo seguiamo le sue peripezie, come osservare una foglia che in autunno danza nel vento, in apertura al terzo brano “Aquarium Venitien”, poi la voce di Miranda che recita in francese. Sedici le tracce dell’album, la cui densità si alterna ad un’ironia scaltra che rende l’album scorrevole. Il duo spazia in diversi generi musicali, mescolando musica d’autore, jazz, world music, classico e rinascimentale in un cd così poeticamente narrativo e linguisticamente variopinto. Dal greco antico nel brano “Mediterraneus”, al latino nel “Requiem d’Aqua” fino alla lingua rustica pavana in “Ruzzante tornato dalla guerra”, dalla lingua madre francese per Miranda Cortes, all’italiano e in particolar modo al dialetto veneto per Rachele Colombo, artista profondamente legata alle proprie radici. Molti gli artisti ospiti tra i quali Gianni Coscia, Gualtiero Bertelli, Mauro Palmas, Paola Lombardo, Dario Marusic, che hanno contribuito a rendere il disco fluido, ricco e coeso. Intense ed ironiche, incalzanti e incisive, Rachele Colombo e Miranda Cortes ci hanno conquistato, le aspettiamo in tour.
Paola Varricchio
Giorgio Pezzana del 10 gennaio 2017 su "Musicamag"
Tra le molte chiacchiere sull'abbassamento del livello qualitativo della musica in Italia e la necessità di reperire nuovi autori e nuove idee, ecco spuntare questo “'Ndar” di Rachele Colombo e Miranda Cortes. Un album assolutamente sorprendente, di certo a lungo meditato e costruito, tassello dopo tassello, come rivelano i contributi di ricerca svelati, brano dopo brano ed ogni volta insospettati. Sedici tracce dunque da ascoltare una ad una e da scoprire anche nei meandri meno appariscenti. L'inizio è un po' lezioso e in “Bellezza” si percepisce sin dalle primissime battute la propensione di questo duo ad equilibrismi vocali e musicali, indicatori della sicurezza di chi sa il fatto suo. Di altra dimensione “Mediterraneus”, che ci offre un'introduzione in greco antico tratta da l'Odissea di Omero, prima di entrare nel vivo del brano arricchito anche dal “cameo” brevissimo rappresentato dai suoni e dai canti dei migranti nel deserto libico. Bellissimo il cantato, con richiami teatrali d'insieme, richiami che ritroveremo strada facendo. “Aquarium Venitien” è un bellissimo brano interpretato in lingua francese, intercalato dagli interventi di Gualtiero Bertelli con la poesia “El campanon” in rigorosa lingua veneta. Straordinaria la fisarmonica di Miranda Cortes. ”Direttore del Nord-Est” è un brano cantato a due voci che incuriosisce ed induce al riascolto per la particolarità dei timbri, così armoniosamente diversi. Delizioso l'antico canto popolare di chiusura affidato alla voce di bimbi che appaiono molti divertiti da quella cantilena. Un brano molto teatralizzato è “Hipermarché – La nuit du Redentor”, con un'introduzione da teatro goldoniano ed il cantato in lingua francese sino allo spuntar di voci di mercanti veneziani, di turisti, di elencazione di cibi tipici che vanno a scandire tempi e luoghi di quella festa estiva tra calli e canali. “Paròn Perdido” è ancora una volta una gran prova vocale molto teatralizzata che si rifà all'amara sensazione della perdita del lavoro in tempi di recessione, che può condurre esistenze intere in una dimensione senza approdi. “Il mio paese” è un bel brano che pone ancora una volta in risalto la voce limpida e intensa di Rachele Colombo ed uno straordinario recitato. Di “Vestime” rimane impresso l'intervento incisivo dell'arpa di Jessica Pettinà. Qualche perplessità la desta il brano “Ruzzante tornato dalla guerra” in cui la teatralità e la dimensione musicale s'incontrano con minore dimestichezza. “Muzar” è invece un brano strumentale che dà respiro alla promenade di questo intenso progetto, mentre “Marcelle B” è una stupenda canzone di forte impatto emotivo con i ricami delicati del violino di Marianne Wade. Poco coinvolgente invece “Allo sbando” che cede immediatamente l'attenzione e il passo ad “Aspettare l'uscita”, un brano divertente che guarda però con ironia feroce all'alienazione di un mondo “perfetto”...che perfetto non è. E si va verso la chiusura di questo percorso intriso di emozioni e di sorprese. “Requiem d'aqua” lascia poca traccia mentre “L'oubli et le papillon” è che richiama con forza la grande tradizione cantautorale francese, anche in questo caso con un recitato molto coinvolgente ed un ottimo arrangiamento. E si finisce con “Voria 'ndar”, canzone intensa, malinconica, percorsa dall'ideale abbraccio tra chitarra e fisarmonica che disegnano note sognanti al servizio di quello che è sicuramente il brano più dolce dell'intera raccolta. Un lavoro intuibilmente lungo e difficile, dicevamo, quello di Rachele e Miranda, che sono anche autrici di tutti i brani e che hanno saputo fare appello ai talenti di musicisti (ma non solo) che hanno arricchito il progetto. Un lavoro per palati culturalmente predisposti ad accettare che poesia, musica, teatro e tradizione possano fondersi per dare vita ad un percorso artistico di primissimo piano. Certo, non è la fruibilità il primo requisito di questo album che si rivolge ad un pubblico apertamente più esigente. Sapendo di poterlo accontentare.
Giorgio Pezzana
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