Miranda Cortes, musicista e fisarmonicista

Alessandro Riva del 30 marzo 2022 in musicletter.it

Un’artista a tutto tondo, francese ma ormai di stanza in quel di Venezia, Miranda Cortes ci regala un disco che dal titolo mette in chiaro tutto: Il coraggio.

Va subito detto che l’ascolto che ci troveremo di fronte è quanto di più libero e “anarchico” possa esserci almeno nel perimetro immediato delle proposte discografiche facilmente raggiungibili. Un’artista a tutto tondo, francese ma ormai di stanza in quel di Venezia, Miranda Cortes ci regala un disco che dal titolo mette in chiaro tutto: Il coraggio.

Ebbene sì, ci vuole coraggio nel violentare le abitudini, nel ricercare forme nuove e soprattutto nel dare al suono un ruolo fondamentale alla narrazione che poi, tradotte in una recensione, diviene impossibile fotografarle con poche parole. Un disco dove la candida voce della dolcezza poetica della Cortes (e qui il francese gioca un ruolo fondamentale) sembra quasi mettersi in un piano secondo rispetto all’impalcatura sonora dove impera la fisarmonica (o forse dovremmo chiamarla Accordéon) di cui lei è maestra.

E le composizioni raramente ci lasciano un appiglio di forme sicure come accade ad esempio in Le Tharn, nonostante la sua coda prenda derive che non sbaglierei a definire psichedeliche. Com’è acida e psichedelica e quasi “progressiva” la fisarmonica di quasi tutto il disco una volta lasciate le linee guida delle melodie portanti (progressiva quasi nel vero senso del termine se non fosse che la fisarmonica richiama la Provenza più che l’Inghilterra degli Emerson Lake and Palmer).

E la voce di Prière Dans La Nuit, meravigliosa tinta che molto ha della scrittura folk di un Daniel Blumberg (non a caso anche lui di Londra) e di quel certo gusto dissonante di cantare le note che ha Micah P. Hinson. E se non bastasse tutto questo provate a immaginare l’ostinazione e quel senso di soffocamento che c’è dentro Il treno con una chitarra elettrica quasi punk a corredo.

L’omaggio a Jacques Brel con Le Diable, Ça Va mette in scena la teatralità della Cortes, caratteristica che spesso ci verrebbe da sottolineare in ogni angolo di questo lungo viaggio sonoro e compositivo. Teatralità che dal punto di vista visivo un poco “soffre” nel video di Cortango (ma è anche vero che la Cortes si mostra accanto ad un pilastro della Commedia dell’Arte come Eleonora Fuser). E se vi dicessi che il brano Valse Lunaire se non è grunge/rock, poco ci manca? Eppure siamo sempre dentro il suono di un Accordéon, non dobbiamo mai dimenticar...

E la Cortes chiude questo lungo percorso con una vera chicca di avanguardia sonora, dentro cui la sua voce recitante si fa coccolare solo e soltanto da un’elettronica firmata da Simone Faliva, scene di periferia, ghetti notturni, sospensioni urbane che portano l’ascolto su un binario che rivoluziona totalmente ogni attesa e allo stesso tempo non ci trova imprepara...

Il coraggio è davvero un disco che celebra a suo modo l’avanguardia sempre lasciando alla fisarmonica il compito primo di narrare dentro una forma canzone come anche di violentare le abitudini della stessa. Dunque a chi si avvicinerà all’opera si consiglia di cuore la resa e l’immersione totale perché troverete scenari assai difficili da raccontare.

Miranda Cortes, musicista e fisarmonicista

Caroline Barray del 31 ottobre 2021 in Strumenti e Musica Magazine

In questo nuovo album Miranda Cortes ci regala una visione sonora vera e non solo, uno spaccato particolarmente crudo della realtà che viviamo.

Dopo un primo ascolto ci si potrebbe sentire come in un risveglio troppo brutale, e invece il tutto si trasforma in uno slancio vitale, che ci apre finalmente un nuovo orizzonte. La sincerità dei testi e delle musiche in questo periodo così difficile, ci fa accedere ad una profondità musicale e di pensiero che caratterizza fortemente il lavoro della compositrice, trasmettendo il suo messaggio all’ascoltatore in un modo naturale e immediato.

Siamo di fronte ad un lavoro discografico unico!

“Sempre” è pregnante e rivela la fisarmonica in un modo particolarmente poetico. La dimensione acustica del suono ci fa sentire una potenza espressiva inedita, mentre il contrasto con “La terre et le Ciel” che chiude il disco, non è da meno: si assiste ad una metamorfosi dello strumento con l’ausilio della contaminazione elettronica di Simone Faliva e una suggestivo componimento lirico declamato dall’autrice. In questo brano conclusivo, l’emozione viene suggerita da una complessità di linguaggio al solo servizio dell’espressione musicale; la compositrice chiude l’album in senso compiuto, sfruttando pienamente tutte le risorse sonore della fisarmonica.

Nell’opera di Miranda Cortes si sente qualcosa di definitivamente nuovo, una ricerca di linguaggio inedita e sopratutto ben riuscita “Cortango” ci porta su altre prospettive e disegna bene la naturalezza del talento tecnico della musicista. Risuona l’incantesimo di famosi tanghi argentini, ma al di fuori dai codici convenzionali, grazie ad una seconda parte del brano incentrata sulla sperimentazione sonora dello strumento a mantice.

Nel “Le Tarn” le dita acrobatiche dell’artista saltano sulla tastiera della fisarmonica per ricordarci che è il momento storico di agire, anche quando vorremmo divertirci. In effetti, questo album, il cui titolo è “Il Coraggio” avrebbe anche potuto intitolarsi “Il Risveglio”.

La teatralità del “Le diable, ça va” supera quella del suo autore, Jacques Brel, ricordandoci che Miranda Cortes è da sempre un personaggio da palcoscenico, fa parte del suo DNA. Lei rappresenta il palco da quando ha iniziato a tenere la fisarmonica tra le braccia e la scena di sicuro appartiene a tutti coloro che hanno qualcosa di speciale da trasmetterci.

La “Valse lunaire” rivaleggia in fantasia e gioia con il suo modello classico della Valse francese. L’intimità di “Prière dans la nuit” è ben valorizzata da un evocativo quartetto d’archi, in netto contrasto con la chitarra elettrica del brano successivo: “il Treno”. In questo disco Miranda Cortes reinventa la fisarmonica in una esplosione di energia e colori, dalla quale nessuno può rimanere indifferente, siamo di fronte ad una tempesta sonora di bellezza.

Miranda Cortes, musicista e fisarmonicista

Loris Boehm del 14 luglio 2021 su "LineaTrad"

Opera già presentata nel comunicato pubblicato sul n. 86 Lineatrad, ci arriva in versione fisica. Come tutti i CD Radici, spicca il cartonato Tintoretto gesso di gran pregio, esaltato dalla bicromia grigia-rosso fuoco, e la masterizzazione superprofessionale che esalta la fisarmonica della francese Miranda. Fisarmonicista e percussionista, dicevo, e il ritmo ossessivo e scanzonato si combina con lo stile vocale da chansonnier di Miranda, a volte solenne e tenebroso da cattedrale, a volte malizioso, tanghero, a volte un po' folle e sentimentale. Incide profondamente il violoncello nelle melodiche... le chitarre elettriche di Michele e Marco Pucci conferiscono qua e là profumi roccheggianti, e che dire dell'ingerenza elettronica di Simone Faliva sull'ultimo allucinante brano raccontato?

A volte la ritroviamo anche in versione cantastorie, insomma nove brani dove non esiste noia, ma scoperta ed emozioni forti. Tutto sublime, compreso le foto del libretto interno... campi distesi di fiori e di mare di cui sembra sentire il profumo... ma bisogna fornirsi di lente di ingrandimento molto potente per leggere i testi microscopici. Poco male, il contenuto del disco vale abbondantemente l'acquisto.

Loris Boehm

Francesca Brandes del 30 maggio 2021

Ha visto l’ombra, Miranda Cortes. Quell’ombra insinuante, ambigua che ha il profumo della paura, ma anche della disaffezione umana al bene, alla cura dell’altro. Un’angoscia che, nell’ultimo periodo, ci ha toccati tutti, più o meno consapevolmente. Lei – musicista poliedrica, il respiro nella fisarmonica –l’ha saputa affrontare a viso aperto. Con coraggio.

Il Coraggio

E proprio così, Il Coraggio, s’intitola il suo ultimo album, appena uscito e distribuito in Italia dall’etichetta RadiciMusic Records (www.radicimusicrecords.it). «Questo è il mio lavoro solistico, dalla A alla Z. – commenta decisa – La protagonista non poteva che essere la fisarmonica, ma accompagnata dalla presenza di amici, di ospiti importanti: Michele e Marco Pucci alla chitarra elettrica, Emmanuele Praticelli al violoncello, Michele Sguotti a violino e viola. Sono grata a Simone Faliva, per aver partecipato con la forza evocativa della dimensione elettronica».

Il disco

Registrato tra fine agosto 2020 e marzo di quest’anno, Il Coraggio è un lavoro audace, poliforme. Vi si ritrovano tutta la passione, l’impegno e l’esperienza di Miranda Cortes: una carriera ricca d’incontri e di collaborazioni; ricerche in ambito etnomusicologico (con particolare attenzione all’area del Mediterraneo e al Medio Oriente).

La fisarmonica

Eppure, a suonare la fisarmonica, Cortes – francese di Metz – è arrivata quasi per caso: «Avevo appena compiuto otto anni – racconta –e un bel giorno mio padre venne da me e mi disse: ”Abbiamo deciso che comincerai a studiare musica … quale strumento vuoi imparare? Puoi scegliere il pianoforte o la fisarmonica, ma la fisarmonica è già in casa!”».

Chi è Miranda

Miranda che, in realtà, ama sopra ogni cosa ballare, sceglie appunto la fisarmonica. È una ragazza curiosa, con tanta voglia di scoprire i suoni del mondo. Già allora dimostra coraggio: agli studi accademici – interrotti e poi ripresi – accosta una sfrenata voglia di tentare nuove vie. Nei decenni, sperimenta repertori versatili, dal rock alla musica classica, dalla canzone d’autore al live electronics, dal blues al combat folk, alla world music di tradizione e ricerca.

La Frontera

Ha fondato nel 2001 l’Ensemble La Frontera (molti ricordano l’album Mistral del 2015); nel 2016 Miranda pubblica ‘NDAR, incisione discografica realizzata con la cantante e musicista Rachele Colombo. Le si addice il teatro, dove l’Accordéon si coniuga alla perfezione con la sua parlata graffiante, la presenza scenica decisiva.

La musica non tradisce

Un progetto estetico e morale che la musica non tradisce, a partire dal potente incipit, quel Sempre dalla solida struttura programmatica; tessitura con tutta l’intensità policroma, avvolgente, del respiro. L’intero Creato in un respiro, simultaneità ed azzardo. Basterebbe da solo, il brano iniziale, per definire l’orizzonte, con quella traccia bachiana – il Preludio XXIV bwv 869 – che è memoria armonica e archetipo. Invece Cortes, pezzo dopo pezzo, aggiunge diamanti all’andamento dell’opera: nell’aria occitana di Le Tarn, la musica – sinusoidale, ellittica – a tener lontani i fantasmi; Cortango, che svia ogni luogo comune, in un dialogo improbabile tra violoncello e fisarmonica. O la struggente Prière dans la nuit, che ha il potere dell’invocazione, fino all’osso.Sorprende Il treno, un brano dalla forte ascendenza rock, Accordéon e chitarra elettrica, a tratti psichedelico. L’ombra s’insinua nella rivisitazione di Jacques Brel, con Le Diable, ça va; la tensione si alleggerisce, al contrario, in Promenade, che è gioia pura, un arcobaleno percettivo.

L’ispirazione

Là dove più chiara ed integra emerge, forse, l’ispirazione dell’intero album, è nei due brani conclusivi. Il primo, Valse lunaire, è veloce come l’impulso a danzare, fino ad acuire i sensi in un moto parossistico. Forza dei ricordi più cari, opposizione all’ombra: «I miei genitori erano ottimi ballerini – racconta Miranda – li vedo ancora danzare la Valse e girare talmente in fretta da sembrare due uccelli che volteggiano». Un turbine di bene.

Il pezzo che chiude coraggio

Il pezzo che conclude Il Coraggio, La Terre et le Ciel, costituisce invece un magistrale connubio tra dimensione elettronica, evocata dal grande Simone Faliva, e fisarmonica multitimbrica: totalizzante visione suggestiva, a ribadire la necessità di vivere in armonia, insieme, nella luce. Dalla gotica Metz alla laguna di Venezia, dove Miranda Cortes ha scelto di fermarsi: una storia difficile da scordare.

Francesca Brandes

Miranda Cortes, musicista e fisarmonicista

Giorgio Pezzana del 10 gennaio 2017 su "Musicamag"

Tra le molte chiacchiere sull'abbassamento del livello qualitativo della musica in Italia e la necessità di reperire nuovi autori e nuove idee, ecco spuntare questo “'Ndar” di Rachele Colombo e Miranda Cortes. Un album assolutamente sorprendente, di certo a lungo meditato e costruito, tassello dopo tassello, come rivelano i contributi di ricerca svelati, brano dopo brano ed ogni volta insospettati.

Sedici tracce dunque da ascoltare una ad una e da scoprire anche nei meandri meno appariscenti. L'inizio è un po' lezioso e in “Bellezza” si percepisce sin dalle primissime battute la propensione di questo duo ad equilibrismi vocali e musicali, indicatori della sicurezza di chi sa il fatto suo. Di altra dimensione “Mediterraneus”, che ci offre un'introduzione in greco antico tratta da l'Odissea di Omero, prima di entrare nel vivo del brano arricchito anche dal “cameo” brevissimo rappresentato dai suoni e dai canti dei migranti nel deserto libico.

Bellissimo il cantato, con richiami teatrali d'insieme, richiami che ritroveremo strada facendo. “Aquarium Venitien” è un bellissimo brano interpretato in lingua francese, intercalato dagli interventi di Gualtiero Bertelli con la poesia “El campanon” in rigorosa lingua veneta. Straordinaria la fisarmonica di Miranda Cortes. ”Direttore del Nord-Est” è un brano cantato a due voci che incuriosisce ed induce al riascolto per la particolarità dei timbri, così armoniosamente diversi. Delizioso l'antico canto popolare di chiusura affidato alla voce di bimbi che appaiono molti divertiti da quella cantilena.

Un brano molto teatralizzato è “Hipermarché – La nuit du Redentor”, con un'introduzione da teatro goldoniano ed il cantato in lingua francese sino allo spuntar di voci di mercanti veneziani, di turisti, di elencazione di cibi tipici che vanno a scandire tempi e luoghi di quella festa estiva tra calli e canali. “Paròn Perdido” è ancora una volta una gran prova vocale molto teatralizzata che si rifà all'amara sensazione della perdita del lavoro in tempi di recessione, che può condurre esistenze intere in una dimensione senza approdi. “Il mio paese” è un bel brano che pone ancora una volta in risalto la voce limpida e intensa di Rachele Colombo ed uno straordinario recitato.

Di “Vestime” rimane impresso l'intervento incisivo dell'arpa di Jessica Pettinà. Qualche perplessità la desta il brano “Ruzzante tornato dalla guerra” in cui la teatralità e la dimensione musicale s'incontrano con minore dimestichezza. “Muzar” è invece un brano strumentale che dà respiro alla promenade di questo intenso progetto, mentre “Marcelle B” è una stupenda canzone di forte impatto emotivo con i ricami delicati del violino di Marianne Wade.

Poco coinvolgente invece “Allo sbando” che cede immediatamente l'attenzione e il passo ad “Aspettare l'uscita”, un brano divertente che guarda però con ironia feroce all'alienazione di un mondo “perfetto”...che perfetto non è. E si va verso la chiusura di questo percorso intriso di emozioni e di sorprese. “Requiem d'aqua” lascia poca traccia mentre “L'oubli et le papillon” è che richiama con forza la grande tradizione cantautorale francese, anche in questo caso con un recitato molto coinvolgente ed un ottimo arrangiamento. E si finisce con “Voria 'ndar”, canzone intensa, malinconica, percorsa dall'ideale abbraccio tra chitarra e fisarmonica che disegnano note sognanti al servizio di quello che è sicuramente il brano più dolce dell'intera raccolta.

Un lavoro intuibilmente lungo e difficile, dicevamo, quello di Rachele e Miranda, che sono anche autrici di tutti i brani e che hanno saputo fare appello ai talenti di musicisti (ma non solo) che hanno arricchito il progetto. Un lavoro per palati culturalmente predisposti ad accettare che poesia, musica, teatro e tradizione possano fondersi per dare vita ad un percorso artistico di primissimo piano. Certo, non è la fruibilità il primo requisito di questo album che si rivolge ad un pubblico apertamente più esigente. Sapendo di poterlo accontentare.

Giorgio Pezzana

Paola Varricchio del 20 gennaio 2017 su "Sound 36"

Il 18 dicembre è uscito ‘Ndar il primo cd del duo Rachele Colombo e Miranda Cortes.

‘Ndar in dialetto veneto vuole dire andare. Se è vero che l’anima di ogni donna è un universo da esplorare quando se ne incontrano due con una bella forza espressiva come la loro allora si va, certo, e si arriva lontano. Il cd si apre con “Bellezza”, titolo e aggettivo. Un brano dall’anima quasi gitana, una fisarmonica che inizia a danzare leggera ed espressiva, le voci di Rachele e Miranda fanno innamorare fin dal primo ascolto.

A partire da Venezia, tempio di incanti e decadenza, ‘Ndar è una riflessione profonda sul nostro tempo, sulla società dei consumi che consuma l’umanità ma soprattutto un ritorno al cuore attraverso il sentimento e la bellezza. In questo senso risulta emblematico il secondo brano, “Mediterraneus”, che si apre con un inserto recitativo in greco antico. Un viaggio da fuori a dentro, da dentro a fuori, nell’intimità dei luoghi e dell’anima, il richiamo a quel Mediterraneo antico pieno di storia e di narrazioni è cullato da un dialogo dolce tra chitarra e fisarmonica.

La perla del disco. La fisarmonica è protagonista nell’intero cd, per quasi un minuto e mezzo seguiamo le sue peripezie, come osservare una foglia che in autunno danza nel vento, in apertura al terzo brano “Aquarium Venitien”, poi la voce di Miranda che recita in francese. Sedici le tracce dell’album, la cui densità si alterna ad un’ironia scaltra che rende l’album scorrevole.

Miranda Cortes, musicista e fisarmonicista

Il duo spazia in diversi generi musicali, mescolando musica d’autore, jazz, world music, classico e rinascimentale in un cd così poeticamente narrativo e linguisticamente variopinto. Dal greco antico nel brano “Mediterraneus”, al latino nel “Requiem d’Aqua” fino alla lingua rustica pavana in “Ruzzante tornato dalla guerra”, dalla lingua madre francese per Miranda Cortes, all’italiano e in particolar modo al dialetto veneto per Rachele Colombo, artista profondamente legata alle proprie radici.

Molti gli artisti ospiti tra i quali Gianni Coscia, Gualtiero Bertelli, Mauro Palmas, Paola Lombardo, Dario Marusic, che hanno contribuito a rendere il disco fluido, ricco e coeso. Intense ed ironiche, incalzanti e incisive, Rachele Colombo e Miranda Cortes ci hanno conquistato, le aspettiamo in tour.

Paola Varricchio

Salvatore Esposito di Gennaio 2017 su "Blogfoolk"

“’Ndar” è il concept album nato dalla collaborazione tra la cantautrice e polistrumentista veneta Rachele Colombo (voce, chitarra classica, elettrica, battente, bendir, darbuka, percussioni) e la fisarmonicista Miranda Cortes, le quali hanno incrociato i rispettivi background musicali per dare vita all’itinerario di un immaginario viaggio sonoro che dalla Laguna Veneta si apre al Mediterraneo, disegnando nuove rotte tra jazz, world music e musica contemporanea.

Temprate da tempeste, burrasche e acque agitate, e fortificate dal sole che si riflette sull’acqua durante la bonaccia, queste due artiste hanno messo in fila sedici brani originali nei quali si intrecciano lingue, sonorità e forme d’arte differenti, poesia, teatro e musica costituiscono così i tasselli di un impianto narrativo tutto da scoprire. Registrato tra maggio 2015 e luglio del 2016, il disco nel suo insieme costituisce una sorta di lunga suite costruita tra storie del passato e frammenti di contemporaneità in cui la tradizione musicale veneta si intreccia con i suoni dei Balcani e le melodie kletzmer.

Ad aprire il disco è “Bellezza”, una sorta di invocazione alla musa prima della partenza, nella quale spiccano l’intensa prova vocale della Colombo, l’arpa di Jessica Pettenà e il violino di Marianne Wade. Se “Mediterraneus” è una dedica al Mare Nostrum con i versi dell’Odissea recitati in greco da Francesco Puccio e Luciana Roma, la successiva “Acquarium Venitien” mescola le poesie di Miranda Cortes e Gualtiero Bertelli e l’improvvisazione di Gianni Coscia alla fisarmonica per raccontare l’assalto alla bellezza da parte del mondo imbarbarito. La scena si sposta poi a Venezia con il ritratto in 7/8 del politico del Nord Est decaduto con “Direttore del Nord-Est” e il suggestivo strumentale “Hipermarché – La nuite du Redentor” introdotto da una canzone popolare veneziana ed impreziosito dal dialogo del duo Tiratirache. La struggente “Paròn Perdido” con la voce recitante del poeta Gianluigi Secco ci conduce nel cuore del disco dove a brillare sono i ricordi di Rachele Colombo ne “Il mio Paese” in cui spicca la chitarra flamenca di Michele Pucci, il canto d’amore “Vèstime” e l’omaggio al genio bizzarro di Angelo Beolco detto il Ruzante in “Ruzzante Tornato dalla Guerra” nella quale un suo testo in pavan incontra una splendida melodia di ispirazione tardo-rinascimentale.

Il tema della partenza ritorna in “Muzar” una fuga per fisarmonica dal ritmo incalzante che apre la strada a “Marcelle B” firmata dalla Cortes. L’etno-rock dell’inno all’amore profondo di “Allo sbando” e l’istantanea sulla società contemporanea di “Aspettare L’uscita” con protagonista le sperimentazioni vocali di Paola Lombardo ci conducono verso il finale in con l’intenso “Requiem d’Aqua” cantato in latino e quei due veri e propri gioielli che sono “L’oubli et le papillon” con il suono della sopela istriana di Dario Marusic e la conclusiva “Vorìa ‘ndar” in cui giganteggiano il liuto cantabile di Mauro Palmas e il duduk armeno di Maurizio Camardi.

“’Ndar” è, dunque, un’opera di rara bellezza ed intensità lirica che non mancherà di appassionare quanti vi dedicheranno con amore un ascolto.

Salvatore Esposito

Miranda Cortes, musicista e fisarmonicista

Miranda Cortes

Pierluigi Zanzi del 4 Febbraio 2017 su "Music on TNT"

Ce n'è tanta, di world music. Troppa, secondo qualcuno. Allora diventa importante, tanta o troppa che sia (tanta sicuramente) farla genuina, ché in quest'ambito più che altrove non è tanto il genio assoluto che si chiede a chi pesca tra le radici, quanto piuttosto la capacità di non replicare ed arricchire invece con l'oggi il racconto di cose state e, magari, rimaste, perché col presente durino oltre. Chitarra, fisarmonica, strumenti acustici, recitato e melodie, poesia e dialetti, storie personali e di luoghi dentro le storie.

E' un album che scorre senza fatiche e di cui vale la pena di raccontare piccoli difettucci in modo da poter poi toglierse li di torno per ascoltare più lisci. Ci sono alcune discontinuità qui e lì quando qualche insenatura intellettuale raffredda un po' le atmosfere, in passaggi un po' involuti nei versi o in arrangiamenti e scelte produttive che danno stanze cantautorali già sentite o voci confuse tra i suoni a nascondere un po' i racconti.

Ed è un peccato quando il contenuto c'è, perché anche la forma tiene assieme un album, gli dà corpo e struttura e lo fa durare. Questi però erano i difetti, dicevamo, e avendoli ora sistemati a scaffale possiamo goderci il resto, perché qui c'è un lavoro sincero di terra e strade, musiche e parole che son viaggi e che sarebbe bello in viaggio incontrare, in una piazza di festa e gente. Tra cenni di secoli addietro e melodie che arrivano fino a ieri c'è tanta energia, con la fisarmonica che spesso ha spinta da motore ritmico oltre che traino emotivo e la chitarra che è telaio. Suoni belli in cui molti potranno incrociare un proprio vissuto o vivere un personale film ad occhi aperti e chiusi.

E poi Rachele Colombo ha un timbro bello, pulito, limpido, liquido e nitido ma non algido. Brave. Evviva il far musica con le mani e l'anima.

Pierluigi Zanzi

Michele Neri del 24 Dicembre 2016 su "Vinile"

La canzone d'autore al femminile si arricchisce di un altro importante tassello con l'uscita di questo primo album della coppia Colombo-Cortes.

Vicentina la prima e francese (ma da anni in Italia) la seconda, sono musiciste e compositrici esperte e vantano collaborazioni importanti (Riccardo >Tesi, Elena Ledda e Lucilla Galeazzi per Rachele, Marianne Wade e il progetto La Frontera per Miranda).

Il loro incontro, che immaginiamo ora inevitabile, ha portato a questo bellissimo album, registrato in un periodo piuttosto lungo. 'NDAR ci presenta 67 minuti di grande folk d'autore in cui le voci delle due artiste viaggiano, anzi navigano, seguendo la grandezza dei loro patronimici così evocativi, e ci portano tra le pianure venete e le coste francesi.

I loro remi sono chitarre battenti e fisarmoniche, darbuka e violoncelli. Le loro vele sono due voci potenti che si fanno strada fra le emozioni delle musiche, anzi le cavalcano tra le onde (sonore) e tra i raggi del sole che filtrano in mezzo alle nuvole del Mediterraneo d'inverno.

Michele Neri

Filippo Focosi del 24 settembre 2011 sul concerto di Castelfidardo

Una delle serate conclusive del sempre interessante Festival della Fisarmonica di Castelfidardo, quest'anno svoltosi nell'ultima settimana di Settembre, ha visto per protagonista il duo formato da Marianne Wade al violino e Miranda Cortes alla fisarmonica.

Le due musiciste, perfettamente affiatate e capaci di impasti sonori già di per sé fonti di diletto, si sono misurate con un repertorio assai variegato, che spaziava da musiche popolari di varia estrazione (danze rumene, klezmer, milonghe e ballate celtiche) a composizioni di autori classici e contemporanei.

Il duo si è mostrato a suo agio in ambo le situazioni, valorizzando tanto la genuinità folk delle prime quanto la raffinatezza formale delle seconde. Di particolare rilievo, a mio avviso, sono state l'esecuzione dell'intenso e spirituale Nigun di Ernest Bloch, la strabiliante performance di Miranda Cortes alle prese con la Gymnopedie n°1 di Satie, che diviene occasione per una fantasiosa esplorazione musicale della Francia del primo Novecento, e la conclusiva Suite di brani popolari irlandesi, dove stavolta è il violino di Marianne Wade, ora struggente e appassionato, ora felicemente danzante, ad essere in primo piano.

Nel complesso, un concerto davvero stupendo, visceralmente emozionante e intellettualmente stimolante: un duo da seguire con attenzione, e di cui si possono reperire informazioni di ogni genere sul sito www.mirandacortes.it

Filippo Focosi

Roberto G.Sacchi “Folk Bulletin”, maggio 2008

"...la fisarmonicista-cantante Miranda Cortes è front-woman che conosce i trucchi del proprio ruolo e li applica con professionalità, catalizzando l'attenzione del pubblico non solo sulle sue pur valide doti musicali"

Beppe Montresor "L' Arena di Verona", maggio 2007

"...dall'elevata tecnica strumentale di tutti i musicisti alla fantasia creativa spesso in grado di agguantare la melodia d'impatto e comunque mai banale, dalla personalità e dal carisma scenico di Miranda Cortes alla sempre più evidente intensità interpretativa..."

Caterina Colucci "Il Gazzettino", aprile 2007

"... La Frontera l'altra sera a Mestre hanno coinvolto un caloroso pubblico. L'auditorium dell'Hotel Bologna era gremito di spettatori che hanno chiesto non pochi bis. Un pubblico attento e appassionato incitato anche dall'affascinante Miranda Cortes si sarebbe concesso qualche passo di danza."

Mauro Quai "Il Messaggero Veneto", maggio 2005

"...e che dire di Miranda Cortes, voce graffiante, quasi maschia, presenza fisica d'impatto con voce e fisarmonica..."